sabato 30 ottobre 2010

Finalmente...

Ieri notte.
Notte di riposo.  Avevo la possibilità di ficcare il cervello in ibernazione per qualche ora. Qualche telefonata e come risultato mi trovavo sul sedile posteriore di una Ford Fiesta a guardare dal finestrino i palazzi che scorrevano veloci, mentre Federico e Vincenzo, due reduci di vent'anni di amicizia con me, sedevano avanti. Trovammo parcheggio in una via laterale ad una cinquantina di metri dalla nostra meta, l'Ace of Heart. Un pub molto carino con atmosfere in penombra a lume di candela. Forse un posto più adatto ad un'uscita con una ragazza che ad una serata tra amici, ma a noi piaceva la birra alla spina rossa che servivano e le cameriere erano tutte molto attraenti. Seduti ad un tavolo iniziammo subito a raccontare, tra battute, parolacce e sfottò, le novità. Ridevamo rumorosamente mentre il tempo passava e ci guardavamo intorno lanciando sguardi languidi alle cameriere che si muovevano esperte tra i tavoli servendo birra e cocktail.  Mentre Vincenzo raccontava per la centesima volta il suo aneddoto preferito, mi accorsi di lei. Stava semplicemente seduta su un classico, scomodo, sgabello davanti al bancone del bar. Era di spalle ma la riconobbi subito. La chioma bionda, adagiata fluente sulla giacca di pelle nera che quasi sfiorava il pavimento, era inconfondibile. Il tempo rallentò mentre girava la testa, mettendosi di profilo verso di me e puntando il suo occhio smeraldino. Sembrò metterci un secolo mentre il mio cuore batteva all'impazzata. Tutti tornarono a muoversi normalmente mentre scendeva dallo sgabello e usciva dal locale. Mi voltai verso i miei due amici e gli dissi:
- Vado fuori a prendere una boccata d'aria.
Tesero il dito medio. Mi alzai e mi avviai fuori. Meccanicamente, mentre camminavo verso l'uscita, cercai nella tasca il pacchetto di sigarette. M**** l'avevo scordato in macchina. Appena fuori guardai intorno a me a trecentosessanta gradi. Non c'era. Guardai più attentamente. Un'auto sfreccio sull'asfalto della strada davanti a me, alla giuda una ragazza bruna. No, non era lei.
Era andata via....o non c'era mai stata?
Tornai rapidamente dentro a prendere le chiavi della Ford per recuperare le sigarette poi uscii di nuovo fuori. Altre occhiate attente ma di lei neppure l'ombra. Andai verso la macchina.
Mentre inserivo la chiave nella sicura dello sportello un brivido mi prese alla nuca. Mi voltai di scatto. Era lì di fronte a me, bellissima, con un leggero sorriso che arcuava le sue labbra perfette.
Rimasi senza fiato, immobile, pietrificato dalla paura. Non vidi nessun movimento e mi sorpresi al tocco gelido delle sue dita sulla mia guancia. Mi accarezzò il volto per qualche secondo, un tocco che scatenò in me una strana eccitazione. Ero completamente in suo potere. Poi disse:
-  Ho letto quello che hai scritto su di me. Mi è piaciuto. Forse mi sarai utile per più di uno scopo. Verrò da te tra due notti. Aspettami. Il mio nome è Alyssa.
Le gambe mi tremavano e feci un passo indietro per reggermi in piedi, il tocco si interruppe. La fissai come uscito da un sogno. Lei, alla mia espressione ebete, scoppio in una risata cristallina che scivolò nelle mie orecchie come musica. Chiusi un secondo gli occhi per farmi forza: adesso era il mio turno di parlare. Quando li riaprii di fronte a me c'era solo la strada vuota. Accesi una sigaretta con mani tremanti e fumai  cercando di riprendere il controllo di me.
Tornato dentro trovai i miei amici, ormai sulla soglia dell'ubriachezza, che ridacchiavano per qualcosa. I loro volti allegri e le loro battute divertenti lentamente mi riportarono alla realtà. 
Alla fine della serata, mentre entravo in casa, mi sentivo sollevato e felice.
Finalmente sapevo il suo nome.